TEATRO DELLE ARTI

Ezio Bosso. Le cose che restano

DOCUMENTARIO

Ezio Bosso. Le cose che restano
FILM EVENTO
Regia: Giorgio Verdelli

Con: Gabriele Salvatores - Se stesso, Valter Malosti - Se stesso, Enzo Decaro - Se stesso, Raffaele Mallozzi - Se stesso, Michele Dall'Ongaro - Se stesso, Fabio Bosso - Se stesso, Ivana Bosso - Se stessa, Giacomo Agazzini - Se stesso, Alex Astegiano - Se stesso, Oscar Giammarinaro - Se stesso, Giulio Passadori - Se stesso, Geoff Westley - Se stesso, Paolo Fresu - Se stesso, Silvio Orlando - Se stesso, David Romano - Se stesso, Alessandro Daniele - Se stesso, Angela Baraldi - Se stessa, Alessio Bertal


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Dal regista e dai produttori di “Paolo Conte, Via con me”, un nuovo, appassionato documentario musicale, anche questo presentato in anteprima nella sezione Fuori Concorso della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia “Ezio Bosso. Le cose che restano” di Giorgio Verdelli, prodotto da Sudovest Produzioni, Indigo Film con Rai Cinema e in uscita nelle sale italiane con Nexo Digital solo il 4, 5, 6 ottobre.

Al centro della carriera e dell’esistenza di Ezio Bosso (1971-2020), che è stata quanto di più atipico si possa immaginare, sia per le vicende personali che professionali, c’è sempre stato l’amore per l’arte, vissuta come disciplina e ragione di vita. Nel film il racconto è affidato allo stesso Bosso, attraverso la raccolta e la messa in fila delle sue riflessioni, interviste, pensieri in un flusso di coscienza che si svela e ci fa entrare nel suo mondo, come in un diario. La narrazione è stratificata, in un continuo rimando fra immagine e sonoro. Le parole dell’artista si alternano alla sua seconda voce, la musica, e alle testimonianze di amici, famiglia e collaboratori che contribuiscono a tracciare un mosaico accurato e puntuale della sua figura.

Portatore di un potente messaggio motivazionale nella sua vita e nella sua musica, Ezio Bosso è stato e sarà sempre una fonte d’ispirazione per chiunque vi si avvicini. “Una presenza, non un ricordo”, come racconta lo stesso regista del film, Giorgio Verdelli.


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