TEATRO DELLE ARTI

Cafarnao

DRAMMATICO

Cafarnao
Regia: Nadine Labaki

Con: Nadine Labaki, Zain Alrafeea


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Cafarnao è il terzo lungometraggio diretto dalla famosa regista e attrice libanese Nadine Labaki, che col suo primo film, Caramel, nel 2007 partecipò alla Quinzaine des Réalisateurs del festival di Cannes.
Il suo secondo film, E ora dove andiamo?, del 2011, partecipò di nuovo al festival nella sezione Un cértain régard e vinse il premio del pubblico a Toronto e molti altri riconoscimenti in tutto il mondo. Nel 2015 fu invitata a far parte proprio della Giuria di Un certain régard e con Cafarnao, nel 2018, è stata promossa al concorso principale, vincendo il Premio della Giuria e il premio ecumenico oltre a 15 minuti di standing ovation dopo la proiezione ufficiale.
Cafarnao è stato anche candidato al Golden Globe 2019 come miglior film straniero. Si tratta del primo film apertamente drammatico della regista, che fino ad ora aveva affrontato anche temi diversi religiosi e politici, sotto le spoglie della commedia. Il piccolo protagonista, Zain Al-Rafeea, è un profugo siriano, rifugiato in Libano, alla sua prima esperienza di recitazione. Vive adesso in Norvegia coi genitori e ha imparato a leggere e scrivere, cosa che all'epoca delle riprese non sapeva fare.
Il film non ha solo aiutato il piccolo Zaid a rifarsi una vita, ma anche altri ragazzi coinvolti nelle riprese, che vivevano in condizioni estreme. Labaki e il produttore Khaled Mouzanar hanno istituito una borsa di studio per offrire loro una possibilità di vita migliore. Nel 2016 il Libano contava quasi un milione di profughi siriani.

L'idea alla base del film, ha raccontato Labaki, è questa: “A conti fatti quei bambini pagano un prezzo altissimo per i nostri conflitti, le nostre guerre, i nostri sistemi e le nostre stupide decisioni e governi. Ho sentito il bisogno di parlare di questo problema e ho pensato: “se questi bambini potessero parlare, cosa direbbero? Cosa direbbero a noi, a questa società che li ignora?”. Le riprese del film sono durate ben sei mesi per 600 ore di riprese e il primo montaggio era lungo come una serie tv, dodici ore, ridotte a poco più di due nell'arco di due anni.
Così Nadine Labaki spiega il titolo, che perde il suo doppio significato nella traduzione italiana: “In origine è francese, “Capharnaüm” significa caos, è un termine usato nella letteratura francese con questo significato. E' un villaggio biblico che è stato maledetto per essere troppo caotico, o qualcosa del genere. E poi abbiamo iniziato a usarlo per significare caos, inferno, disordine. Il titolo mi è venuto in mente ancor prima di cominciare a scrivere, quando ho iniziato a buttar giù i temi che mi ossessionano al momento: i diritti dei bambini e l'ingiustizia nei loro confronti, l'assurdità delle frontiere, del dover avere dei documenti per dimostrare la propria esistenza ecc. Ho buttato tutto giù e a un certo punto ho detto “questo è un gran Capharnaüm, è l'inferno, viviamo all'inferno”.